Chikungunya: terminate le misure di sospensione su Roma
Tutte le misure di sospensione e prevenzione per i donatori di sangue relative al comune di Roma non sono più in vigore
Con una nuova circolare diramata il 10 novembre, il Centro Nazionale Sangue e l’Istituto Superiore di Sanità hanno dichiarato definitivamente conclusa – in tema di donazioni di sangue e virus Chikungunya – l’emergenza sul territorio del comune di Roma, con la relativa applicazione della misure sul territorio nazionale.
Il provvedimento è stato preso sulla base dei dati del servizio regionale Lazio per l’Epidemiologia, Sorveglianza e controllo delle Malattie infettive (SeRESMi) ed è giustificato dall’assenza di nuovi casi di infezione umana da Chikungunya nelle ultime tre settimane.
Per quanto concerne il comune di Anzio, resta la sospensione delle donazioni di sangue intero per gli abitanti e – sul territorio nazionale – 28 giorni di sospensione se si ha soggiornato anche solo poche ore a Anzio.
A questo link è disponibile l’aggiornamento dei provvedimenti CNS in tema di Chikungunya.
Come è spiegato sul portale dell’Istituto superiore di sanità, la Chikungunya è una malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette.
La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia forse attribuibile allo stesso agente virale. A partire dagli anni Cinquanta, varie epidemie di chikungunya si sono verificate in Asia e in Africa. In Europa nell’agosto 2007 sono stati notificati i primi casi autoctoni in Emilia Romagna.
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GLI AIUTI DA REGGIO E PROVINCIA DURANTE IL PERIODO DI SOSPENSIONE
I contagi da virus della Chikungunya rilevati a Roma ed Anzio e la conseguente sospensione dei donatori residenti in quelle aree hanno determinando una situazione critica per la disponibilità di sangue nella capitale nei giorni passati.
La misura cautelativa del Centro Nazionale sangue aveva infatti stabilito uno stop alle donazioni per circa 1,2 milioni di romani residenti nelle zone colpite e una “quarantena” di 28 giorni per i gli altri donatori della capitale e per chiunque si sia fermato anche per poche ore dopo il 25 agosto a Roma e ad Anzio.
Per rispondere alle necessità degli ammalati ricoverati negli ospedali romani, il Centro Nazionale sangue aveva chiesto uno sforzo straordinario a tutte le altre regioni affinché inviino unità di sangue a Roma.
Il Centro Regionale Sangue aveva disposto di rispondere all’emergenza con un invio settimanale di 500 unità di sangue. Di queste, 50 sono state messe a disposizione da Reggio Emilia.
Ricordiamo che, le sacche raccolte in provincia di Reggio sono già destinate alle esigenze dei nostri ospedali, in parte (60) vengono inviate settimanalmente in regione per la compensazione inter-regionale e, altre 10-12 sacche sono invece destinate per la cura dei talassemici.
L’Avis Provinciale si è attivata attraverso i suoi centri fissi e le sue sezioni comunali per incrementare la raccolta e per programmare turni straordinari di prelievo. Ai donatori, unica e insostituibile risorsa, è stato chiesto quindi un ulteriore sforzo per rispondere anche a questa nuova emergenza.
La Responsabile dell’Unità di Raccolta di Reggio Emilia, Annalisa Santachiara, tranquillizzava:” Grazie ai virtuosi meccanismi in atto nella nostra regione e in quelle limitrofe, già 800 sacche sono state inviate in emergenza agli ospedali Romani per cui l’attuale situazione è di buon controllo dell’emergenza ma, poiché lo stato di emergenza si prolungherà almeno per tutto il mese di ottobre, non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare ad impegnarci in questa collaborazione Interregionale. Ma siamo sereni poiché, da sempre, nelle situazioni di necessità i nostri donatori e i nostri volontari di Sezione hanno messo in campo energie inimmaginabili”
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